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Doca-Ghirardi, una storia contorta

Doca-Ghirardi, una storia contorta

Amarezza, sconcerto, rabbia, delusione, smarrimento, sospetti… Il giorno dopo il botta e risposta tra Ghirardi e Doca, presente e futuro presidente del Parma, la testa dei tifosi e di tutti gli addetti ai lavori è in piena confusione. Non un senso di smarrimento, bensì un forte contrasto interiore. D’altronde l’ultimo decennio della storia secolare del Parma è condito di situazioni grottesche come quelle di questi ultimi giorni. Situazioni che, però, hanno istruito e formato i tifosi, tanto da diffondere un perenne sospetto verso operazioni poco chiare e limpide come stanno accadendo nelle ultime ore. Qualunque sia la verità (che forse mai conosceremo) il teatrino di ieri ha macchiato ulteriormente la trasparenza sulla cessione del Parma nelle mani della solita misteriosa cordata russo-cipriota (l’interesse di Rezart Taci è tra le poche certezze). Ghirardi e Doca, infatti, non hanno brillato per genialità e furbizia, viste le conseguenze che ne sono scaturite, con tanto di “sputtanamento” sui principali quotidiani nazionali e locali. Bastava starsene in silenzio e non rispondere alle domande dei giornalisti, come avevano fatto tutti i personaggi coinvolti nell’operazione negli ultimi due mesi. Proprio per questo le parole di Doca e Ghirardi hanno prodotto una quantità industriale di sospetti, qualunque sia il reale stato della trattativa (che a quanto pare non è conclusa ufficialmente). Non si capisce perché il famoso patto di riservatezza sia saltato all’improvviso, a 48 ore dall’attesissima conferenza stampa di presentazione al Tardini (ad oggi non è stata disdetta). E poi ci sono le parole del sindaco Pizzarotti che alle tv locali ha svelato di aver già avuto un contatto telefonico con la nuova proprietà.
Definirlo “caos” è un eufemismo.

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