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Rugby

Calcio e rugby, intervista doppia: come si affronta il freddo inverno

Calcio e rugby, intervista doppia: come si affronta il freddo inverno

E' stato un mese di febbraio di digiuno quasi totale per gli sport all’aperto. Se infatti parlando di calcio, in Serie A sono state rinviate tante partite (tra cui due del Parma), i calciatori dilettanti si sono fermati (e dall’Eccellenza in giù domenica si fermeranno per la terza settimana consecutiva).

Dopo due domeniche di stop (tra maltempo e soste già previste) domenica dovrebbero giocare il Fidenza calcio, impegnato in Serie D, e i Crociati Rfc, impegnati nel massimo campionato di rugby, e proprio di come ci si destreggia in mezzo a centimetri e centimetri di neve, i due preparatori atletici, Alberto Banchini (Crociati Rugby) e Giovanni Berzioli (Fidenza Calcio), hanno parlato a “Il Nuovo di Parma” in una intervista-doppia, per un confronto tra due sport diversi ma in questo caso legati dal “mal comune mezzo gaudio” chiamato neve.

Come cambia il lavoro di un preparatore atletico durante il freddo inverno?
Banchini (Crociati Rugby): «Durante l’inverno il programma di lavoro subisce modifiche, ma sempre in base ai carichi stabiliti a inizio stagione. Nel rugby si lavora molto in palestra sempre, ma in generale, anche se c’è la neve, che è un problema, si cerca di lavorare altrettanto sul campo».
Berzioli (Fidenza Calcio): «Lavorare nei periodi freddi è difficile, gli ostacoli più grossi sono neve e ghiaccio. A Fidenza in particolare ci si allena sempre di sera (a parte il sabato mattina) a differenza delle altre squadre di Serie D. La palestra la evitiamo, se non per qualche partitella di calcio a 5, perché c’è poco spazio».

Quali sono le differenze tra il lavoro di palestra e quello all’aperto?
Banchini: «Nel rugby il lavoro sul campo si cerca sempre di farlo il meglio possibile, anche se dipende dal tipo di terreno. Il manto lo cerchiamo, anche al chiuso, non troppo duro, il più simile possibile all’erba naturale, anche se non è semplice. L’erba sintetica aiuta a lavorare sulla velocità».
Berzioli: «Se è possibile lavoriamo sul sintetico, ma ci è capitato anche di lavorare sulla forza e correre sull’asfalto. Nel calcio è così, certi lavori indispensabili, anche per una squadra di dilettanti, non si possono fare se non si è su un rettangolo, ad esempio i cambi di direzione».

Quest’anno la neve è arrivata in ritardo: come avete gestito la “doppia pausa”?
Banchini: «Due allenamenti la giorno, uno in palestra e uno sul campo, i soliti ritmi, con la differenza che il lunedì dopo una partita si va in piscina. In questa pausa abbiamo sempre saputo del rinvio due giorni prima del match, quindi abbiamo lavorato come se giocassimo. Nei fine settimana hanno riposato i giocatori più utilizzati, mentre chi ha giocato meno ha lavorato».
Berzioli: «L’assenza di partite ci ha permesso di lavorare sodo, sulle nostre lacune, specie sulla forza fisica. Quando ero a Fiorenzuola la squadra era inserita in gironi più tecnici, quello in cui è inserito il Fidenza quest’anno è formato da squadre molto fisiche e atletiche».

Quali sono i rischi maggiori in queste condizioni per un atleta?
Banchini: «Per un giocatore di rugby il rischio maggiore con questo clima è di incappare in infortuni muscolari. Ne abbiamo avuti diversi quest’anno, anche se per fortuna abbiamo lavorato bene sulla prevenzione, lavorando sull’eccentrica. Se non si lavora come si deve lesioni ai flessori e problemi al bicipite femorale sono all’ordine del giorno».
Berzioli: «I rischi sono tanti, e quest’anno a Fidenza anche quando c’è stato bel tempo abbiamo avuto diversi problemi di infortuni. Di ceto nei mesi invernali con neve e ghiaccio un giocatore deve fare attenzione alle articolazioni, ai muscoli e agli adduttori. Scivolare sul ghiaccio può essere molto pericoloso. Bisogna dunque prevenire, fare tanto riscaldamento. Il campo in erba sintetica? Chiaro che un ragazzo che si allena lì da sempre è più abituato rispetto a chi inizia a farlo a 20-25 anni. Alcuni faticano molto ad abituarsi e si fanno male».

C’è differenza nel programma di lavoro tra un giocatore e l’altro?
Banchini: «Beh ormai nel rugby ormai si tende ad essere sempre più uniformi. Anche i giocatori con ruoli meno “fisici” devono lavorare sia sulle braccia che sulle gambe. E’ chiaro che un pilone deve lavorare soprattutto su forza e resistenza. Lavora diversamente dagli altri, in modo molto più aerobico, il mediano di mischia».
Berzioli: «Trovo che nel calcio ci si debba concentrare più sulle qualità fisiche che sulla struttura, ma ancora di più ogni ruolo deve avere un programma suo. I portieri lavorano per conto loro, ma anche un difensore fa movimenti diversi rispetto a un centrocampista o un attaccante. Io lavorerei sempre così, ma viste le risorse ridotte di una società di dilettanti si fa solo in certi periodi ».

Capitolo strutture: tutti si lamentano di quelle Italiane, lei cosa ha da dire?
Banchini: «Il problema maggiore del rugby in Italia è la mancanza di spettatori negli stadi, e di conseguenza si tende a non inversire in campi e strutture. Noi abbiamo cambiato campo di allenamento diverse volte quest’anno a causa di infortuni più frequenti su certi manti. Io ho lavorato un anno in Inghilterra, nei Saracens e là, nonostante non manchino i periodi freddi e le piogge siano frequenti, i campi sono sempre perfetti. Le società inglesi hanno budget maggiori e puntano di più sulla manutenzione. E infatti là si lavora parecchio sul campo in ogni periodo dell’anno».
Berzioli: «E’ vero, in Italia c’è questo problema, dovuto soprattutto alla cultura, ma in un momento di crisi come questo non si può nemmeno pretendere un cambio repentino. Penso che già gestire meglio le risorse che si hanno a disposizione, investire di più sulla manutenzione dei campi già esistenti, e non usurarli negli anni, sarebbe un bel passo in avanti».

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