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Alberto Setti allenatore Valtarese e Leonardo Setti difensore Ghiare 1

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Valtarese-Ghiare e il derby dei Setti: è Leo la kryptonite di papà Tino

Valtarese-Ghiare e il derby dei Setti: è Leo la kryptonite di papà Tino

Numerosi sono i casi in cui, nel mondo del calcio, i cosiddetti figli d’arte hanno proseguito nelle orme del padre: per restare in casa nostra il compianto Valentino Mazzola e il figlio Sandro, il vecchio cuore gialloblù Enrico Chiesa il cui figlio Federico veste ora la maglia dell’altra squadra di Torino, Zizou Zidane ha portato nel calcio ad alto livello addirittura due suoi figli – pur con scarsi risultati – Enzo e Luca, così come Mazinho e i figli Rafinha e Thiago Alcantara; come non nominare poi la sacra Trimurti delle dinastie calcistiche, capace di attraversare addirittura tre (per ora) generazioni pallonare: Cesare, Paolo e Daniel Maldini, unici ad aver incrociato fugacemente le proprie strade seppur con ruoli diversi e mai sfidatisi in campo. In quel di Traversetolo poi vestono la medesima casacca il padre Roberto e il figlio Fabio Notari…

Tuttavia nessuno dei sopraccitati può vantare una lunga e onorata striscia di affronti come uno dei più noti volti del calcio nostrano: coach Alberto Setti, ai più noto come “Tino”, e il figlio Leonardo, che dal padre oltre alla passione e alle capacità calcistiche ha ereditato anche il soprannome “Tino”. All’attuale allenatore della Valtarese, Alberto, e al difensore del Ghiare, Leo, ci sarebbe da aggiungere anche il figlio minore di Tino, Riccardo, il quale non ha ancora però avuto l’onore di confrontarsi né col padre né col fratello, visto che, dopo aver fiutato il profumo della serie D giocandosi la promozione ai playout la scorsa stagione col Colorno, quest’anno ci sta riprovando col Borgo San Donnino, attualmente primo in Eccellenza. Anche Riccardo difensore e, manco a dirlo, “Tino” per gli amici a dimostrazione di quanta stima e affetto il Setti primigenio riscuota nell’ambiente calcio parmense.

Il “core” delle vicissitudini calcistiche di casa Setti è rappresentato tuttavia indubbiamente dalle disfide tra Alberto e Leonardo, dispute che da ormai sette anni stanno animando il calcio dilettantistico provinciale. Alberto, proprio come i figli, da giovane era una grande promessa (nell’86, quando militava nella Primavera del Parma, un grave infortunio gli impedì di aggregarsi al ritiro della prima squadra, allenata allora da Sacchi, compromettendone la carriera) e in tempi successivi vero e proprio “guru” delle panchine della provincia (Berceto, Solignano, Soragna, Valtarese). Leonardo dopo aver esordito tra i grandi direttamente in Eccellenza tra le file dell’allora Pallavicino, dopo una lunga permanenza al Solignano, è giunto questa stagione al Ghiare, militante in Prima Categoria, dove si trova anche la Valtarese allenata da Alberto. Nell’ultimo turno le ambizioni di vittoria della “Valta” (scivolata terza a 34 punti, quattro in meno del Sorbolo primo) si sono scontrate con le necessità di punti salvezza del Ghiare (quattordicesimo a 16 punti, meno due dalla salvezza diretta) in quel di Borgotaro. Come nel più classico dei testacoda a prevalere per 2-1 è stato il Ghiare. La cosa, però, non stupisce: analizzando le volte in cui papà Alberto e Leo si sono sfidati, si può dedurre che il figlio, come nella più classica delle situazioni edipiche, sia la vera kryptonite di “Tino” senior: dal 2017 nelle 13 occasioni in cui i Setti si sono sfidati per ben 10 volte la squadra di Leonardo ha meritato la vittoria, solo due i successi di Alberto e una la X, ma d’altronde, si sa, i figli sono lacrime e sangue. Sconfitte comunque dolci per Alberto, siccome è altrettanto noto che nei figli risiede buona parte (per esser precisi, il 50% secondo la biologia), forse la migliore, di chi li genera.

Come se avesse il terrore di dire addio per sempre alla miglior rappresentazione di sé stesso, o per una sorta di tanatofobia, oppure semplicemente per amore, LeBron James (38 anni portati discretamente) ha dichiarato di volere smettere col basket giocato solo dopo essersi confrontato in almeno un’occasione sul parquet col figlio Bronny (che a dire il vero, a 18 anni, non si fa dispiacere affatto come cestista), quasi come se questo fosse una sua prosecuzione, un’aspirazione all’immortalità. Gli antichi, a tale scopo, erigevano monumenti a testimonianza che le vite dei meritevoli non passano mai invano, e noi sappiamo che Alberto può stare tranquillo confidando nei suoi figli, i suoi monumenti.

 

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Grafica DDAY Derby a senso unico in casa Setti

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