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MALORI annuncia il suo ritiro dalle corse: “Ho lottato una grande battaglia, ma correre non è più possibile. Resterò nel ciclismo”

MALORI annuncia il suo ritiro dalle corse: “Ho lottato una grande battaglia, ma correre non è più possibile. Resterò nel ciclismo”

È una giornata cupa – lunedì 10 luglio 2017 – una di quelle che non avremmo mai voluto diventasse così, ma che conserva la luce per una nuova avventura da intraprendere.

Nel primo giorno di riposo del Tour de France, a Perigord, la sala conferenze dell’hotel che ospita la Movistar, è il teatro di una notizia che era nell’aria, diventata sempre più concreta nelle ultime settimane, e che prima del comunicato di oggi andava solo metabolizzata da chi la stava maturando: Adriano Malori ha annunciato che il suo ritiro dalle corse. Per sempre, purtroppo. Tuttavia il 29enne di Traversetolo resterà nell’ambiente dichiarando che nascerà un “Malori 2.0” e per lui infatti, che già da un mese aveva iniziato a seguire alcuni corsi, la Federciclismo Italiana ha pronto un ruolo nello staff tecnico azzurro come allenatore di categorie giovanili e consulente per le cronometro.

Dietro questa decisione naturalmente c’è tutto ciò che ha comportato la drammatica caduta in Argentina al Tour de San Luis il 22 gennaio 2016: dal coma indotto di quel venerdì al ritorno alle gare in Canada lo scorso settembre passando inevitabilmente attraverso un percorso di riabilitazione durissimo presso il centro CNAI di Pamplona per tornare a vivere come una persona normale.

Il ragazzo della Movistar aveva fatto di più, compiendo un piccolo miracolo rientrando in gruppo verso fine stagione ma dovendosi poi arrendere alla frattura della clavicola, conseguenza della caduta – causata dal suo compagno Ruben Fernandez e che coinvolse anche il suo ex capitano e amico Michele Scarponi – alla Milano-Torino. L’ennesima beffa di quella sua parentesi di vita che forse gli ha complicato oltremodo il totale recupero e che alla fine lo ha costretto al ritiro dall’attività agonistica.

Ho lottato una grande battaglia – ha spiegato Malori durante la conferenza stampa, attorniato dai tecnici e dai suoi compagni impegnati alla Grande Boucle – che ho vinto ma non fino in fondo e alla fine non ho potuto evitare questo giorno. Per capire a che punto ero dovevo correre e gli 80 km fatti alla Volta Alentejo e i 30 alla Castilla y Leon mi hanno fatto realizzare che per andare in bici sto alla perfezione ma per competere e gareggiare invece mi mancava ancora tanto (colpa di alcuni problemi neurologici in via di guarigione ma che necessitano ancora di tempi piuttosto lunghi per un atleta di livello, ndr). Ho fatto un recupero impressionante, parole dei medici che mi hanno seguito, ma correre non era più possibile, considerando il ciclismo attuale”.

Ora sto studiando – ha proseguito l’argento iridato a cronometro 2015 – per diventare tecnico e la Federazione Italiana Ciclistica mi sta aiutando molto, così come i due amici Mikel Zabala e Manu Mateo. Il ciclismo sarà ancora il mio futuro ma sotto un’altra veste. La Movistar è stata una parte importante della mia vita, una seconda famiglia, che mi aiutato tantissimo a rimettermi in forma. La M verde sarà stampata nel mio cuore e tutti i membri della Movistar avranno sempre una cena pagata dalle mie parti, a Parma”.

Di tutta questa vicenda resta certamente l’insegnamento che Adriano Malori – che per alcuni medici non sarebbe risalito in bici nemmeno per andare a prendere il giornale – ha saputo trasmettere al mondo intero, sportivo e non: “si quieres, puedes”, se si desidera, è possibile farlo.

E come ha detto lui, l’importante è che rimanga questo messaggio, però da oggi, dopo l’annuncio del suo ritiro, il ciclismo è più triste.

(Foto Movistar Team)

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