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cesare beggi nuovo allenatore parma primavera

Parma Calcio Giovanili

Cesare Beggi è il nuovo allenatore del Parma Primavera (VIDEO INTERVISTA)

Cesare Beggi è il nuovo allenatore del Parma Primavera (VIDEO INTERVISTA)

Cesare Beggi è il nuovo allenatore della formazione Primavera del Parma Calcio 1913.

Conosciamolo attraverso questa video intervista a cura di Gabriele Majo, responsabile ufficio stampa e comunicazione del Settore Giovanile e delle Squadre Femminili del Parma Calcio 1913.
In passato Beggi ha avuto diverse esperienze in Italia ed estero, tra cui Empoli, Brescia, Feralpisalò, Milan e Ascoli.

VIDEO DAL CANALE UFFICIALE YOU TUBE PARMA CALCIO 1913 SETTORE GIOVANILE

Benvenuto, Mister Cesare Beggi. Quali le sue esperienze passate?

“Grazie e un saluto a tutti. Arrivo in questa realtà molto importante dopo un percorso molto lungo che mi ha portato a lavorare sia in Settori Giovanili prestigiosi come Milan e Palermo – e quindi mi reputo abbastanza esperto da questo punto di vista -, sia in Prime Squadre: sono stato assistente tecnico al Bari, all’Ascoli e allo Spezia; ho avuto esperienze all’estero, in Slovenia al Nova Gorica, sempre come Prima Squadra e al Leeds United come allenatore dell’Under 23”.

Un curriculum di tutto rispetto, sia con i più grandi che con i più giovani: l’ideale per lavorare, oggigiorno, con una formazione Primavera che, formalmente, fa parte del Settore Giovanile, di cui è lo sbocco finale, ma che già occhieggia verso la Prima Squadra…

“Il nostro compito è quello di formare i ragazzi in quello che probabilmente è l’ultimo gradino che li attende prima di affacciarsi al professionismo. La metodologia condivisa con la prima squadra è un fattore molto importante che faciliterà questo percorso e, speriamo, appunto anche questo ingresso dei ragazzi nel mondo del professionismo. E’ chiaro che noi dobbiamo avere a cuore quella che è la crescita dei ragazzi: il nostro è ancora calcio formativo, però dobbiamo insegnare a questi ragazzi anche a gestire le prime pressioni che provengono dalla necessità di fare qualche risultato sportivo”.

 Quali i pericoli maggiori che li attendono e come aiutarli?

“Il pericolo più grande è quello di sentirsi già arrivati, perché vedendo la Prima Squadra molto vicina – qualcuno dei nostri ragazzi è già con la Prima Squadra ad allenarsi – si fanno prendere dalla fretta, ignorando il fatto che i percorsi sono comunque molto diversi per ognuno di loro: per qualcuno potrà essere subito la Prima Squadra, per qualcun altro, magari, un po’ più lungo, ma che potrebbe portare lo stesso al professionismo Quindi non devono avere fretta e continuare a lavorare per migliorarsi in tutti gli aspetti, come la comprensione del gioco, la maturazione tecnica e fisica: questi sono gli aspetti su cui noi, con la metodologia che la Società vuole portare, lavoreremo”.

Nel Settore Giovanile del Parma, nel recente passato, c’è sempre stato una proficua applicazione del principio dei vasi comunicanti, per cui come dalla Primavera approdano in Prima Squadra alcuni calciatori, altri, viceversa, salgono dalle annate inferiori. Tra l’altro, dalla scorsa stagione, il Parma si sta iscrivendo anche nel Campionato Sperimentale Under 18, che è venuto ad aggiungersi alla tradizionale fine del percorso degli Allievi Under 17 e appunto lo sbocco in Under 19…

“Il Campionato Under 18 è una soluzione interessante che offre maggiori spazi ai ragazzi che escono dall’Under 17 che magari, per ritardi di crescita, non sono ancora pronti ad affrontare un campionato più duro come quello Primavera: di sicuro sono due squadre che devono lavorare in sinergia, come ci sarà la sinergia con la Prima Squadra, ci sarà sicuramente una sinergia anche con l’Under 18. Ripeto: la metodologia condivisa, la voglia di proporre un calcio che sia formativo, con un gioco di dominio e possesso palla, sono le indicazioni che ci provengono dalla Prima Squadra, e secondo me faciliterà di molto questo percorso”.

La Nazionale Italiana e il “Mancinismo” vi potrebbero in un qualche modo ispirare?

“Sicuramente tutti quanti dobbiamo prendere esempio da quello che ha fatto l’Italia, che secondo me è stato straordinario, sia come staff che come giocatori. C’è sempre da imparare da tutti: sicuramente loro hanno dato un esempio di quello che può fare il calcio italiano”.

Il dibattito calcistico, negli ultimi anni, ha portato ad una sorta di dualismo tra giochisti e risultatisti: esiste questa tipologia di distinzione anche a livello di Settore Giovanile?

“Per me nel Settore Giovanile esiste solo il calcio formativo, non ce ne sono altri. Ed attraverso quello si arriva, prima cosa, alla crescita del ragazzo e secondariamente, per forza di cose, anche al risultato sportivo che penso debba arrivare di conseguenza”.

Hanno ancora un senso i “sistemi di gioco”?

“Ormai credo siano abbastanza superati: ci sono delle strutture di gioco, ma chiaramente, ormai, il dinamismo dei giocatori fa sì che siano veramente solo una fotografia che cambia di momento in momento”.

Nel calcio giovanile italiano si sono dimenticati i principi del difensivismo, una volta caratteristica tipica della nostra tradizione calcistica?

“Cercare una idea di calcio propositiva non significa non difendere, perché il calcio è fatto di due squadre, quindi ci sono sicuramente dei momenti in cui bisogna difendere. Per me difendere è un’arte e anzi, secondo me, proporre un calcio offensivo e di ricerca di dominio di palla e di spazio porta i difensori, probabilmente, a difendere anche in situazioni più complicate e quindi, soprattutto nel Settore Giovanile, questo porta ad una crescita maggiore, perché i nostri difensori, probabilmente, potrebbero venire esposti a situazioni più complicate, che, paradossalmente, li faranno crescere più velocemente”.

Nella porta alle tue spalle si era consumato il “dramma sportivo” della formazione Primavera del Parma della scorsa stagione, con una mancata promozione in Primavera 1 dopo i calci di rigore, che possono regalare tante soddisfazioni, come all’Italia che ha vinto l’Europeo, ma anche tanto dolore, come successo a noi. Di quel gruppo avrai a disposizione solo qualche superstite, visto che ora toccherà ad altri ragazzi di annate più giovani: sarà una stagione interlocutoria di rifondazione, oppure c’è la volontà di riprovarci subito?

“Noi vogliamo coniugare le due cose: sicuramente, a questo livello, non si può offrire solo il risultato, nel senso che il risultato è sicuramente una conseguenza, ma una squadra giovanile che offra solo il risultato, secondo me è una squadra giovanile povera. Io credo che assieme al risultato bisogna offrire qualcos’altro ai nostri ragazzi: prospettive di crescita sia individuale, che all’interno della squadra. Quelle sono le prospettive migliori. Chiaramente l’esigenza del club è quella di provare ad arrivare in Primavera 1 e noi faremo di tutto per farlo, detto questo, però, offrire come prospettiva ai ragazzi solo il risultato, secondo me non fa bene alla loro crescita…”

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