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Calcio Serie A

Il calcio cambia, Barbuti resta Voglio tornare ad allenare

Il calcio cambia, Barbuti resta Voglio tornare ad allenare

Il calcio cambia ma gli idoli restano. E nonostante anni gloriosi in Italia ed Europa e fior di campioni passati da Parma, nel cuore dei tifosi (specie quelli nati tra gli anni '50 e gli anni '70) se c'è da scegliere un solo nome è quello di Massimo Barbuti.

Amato all’inverosimile, forse anche più di gente come “sua maestà” Hernan Crespo o il “sindaco” Marco Osio, Barbuti conquistò il cuore della curva con i suoi gol seguiti dalle arrampicate sulle recinzioni (indimenticabile quando crollò quella della Carrarese nel campionato di C1 1982/83), oltre che con il suo “essere”, cordiale e genuino. Altro calcio, altri tempi, altro modo di tifare. Di certo l’amore è ricambiato da Barbuti che, ora 52enne, è tornato a vivere a Parma per motivi di lavoro ma anche di affetto verso la sua “città adottiva”, come ci ha spiegato con il suo marcato accento toscano in una chiacchierata a 360 gradi.

Cosa si prova, dopo tanti anni, ad essere sempre il vero “idolo” dei tifosi?
«Parma è una piazza unica dove ho vinto uno splendido campionato di C e passato tre stagioni bellissime. Ho sempre saputo che prima o poi sarei tornato perché ho tanti amici qui, specie all’interno della tifoseria, con la quale si creò una certa complicità. Quando cammino per strada spesso mi riconoscono: sono felice di aver lasciato un buon ricordo».

Lei ha segnato tanti gol ma in A è arrivato tardi e vi ha giocato solo un anno. Rimpianti?
«Nell’estate 1986 mi voleva l’Inter come riserva di Altobelli e Rumenigge, ma avevo due anni di contratto e l’Ascoli chiese una cifra molto alta. Così presero Garlini. Mi arrabbiai parecchio e una volta scappai pure dal ritiro. In ogni caso le soddisfazioni ad Ascoli non sono mancate: su tutte l’esordio in Serie A quando vincemmo a San Siro contro il Milan con un mio gol».

Passiamo al presente: di cosa si occupa adesso?
«Lavoro nel settore della comunicazione, per un’azienda che sta lanciando, anche a Parma, un nuovo elenco telefonico. Mi sono trovato qui per caso, ma ovviamente sono stato felice e considero questa la mia “partita” più importante. La passione per il calcio però è intatta e mi piacerebbe, ora che ho maggiore tempo libero, tornare ad allenare».

Settore giovanile o dilettanti?
«Ho allenato 7 anni nel settore giovanile della Lucchese e non nascondo che il mio sogno sarebbe tornare a farlo al Parma. Ma anche allenare nei dilettanti non mi dispiacerebbe. Peraltro seguo con interesse l’Eccellenza e più o meno ho visto tutte le parmensi. Il Fidenza mi ha impressionato e può vincere il campionato, nonostante un avversario forte come il BettolaPonte, ora capolista».

E, parlando del Parma, come vede la squadra di Marino?
«Il Parma deve pensare a salvarsi e a mio avviso ce la farà. La dimensione ora è questa. Conobbi Marino al corso allenatori e lo considero preparato ma gli è andato tutto storto: al contrario dell’anno scorso molte partite sono state perse a causa di episodi sfavorevoli ed è mancata continuità. Qualità c’è, anche se qualche giocatore è sopravvalutato, senza dimenticare la presenza di un leader come Crespo».

E i suoi amici tifosi della Curva Nord che le dicono?
«Sono un po’ demoralizzati: qualcuno pensava a un campionato di alta classifica e c’è tanta paura della Serie B. Bisognerebbe evitare le polemiche, ma giocatori e dirigenti non dovrebbero lamentarsi: io ho giocato in città (tipo Foggia) dove quando si perdeva non si poteva uscire di casa. Il pubblico di Parma è da sempre esigente ma non ha mai fatto mancare appoggio. I giocatori però devono “sputare sangue”, come si dice in gergo».

UN MITO VIVENTE ANCHE SUL WEB. Basta collegarsi ad internet, digitare su Google il nome “Massimo Barbuti” e si capisce quanto sia amato il “baffuto” (a quei tempi) centravanti-mito del Parma. A testimoniarlo per primi i supporters gialloblù. Sul sito dei “Boys 1977” e di “SettoreCrociato” a Barbuti sono dedicate pagine e pagine tra foto, gol, ricordi, profili, frasi celebri e interviste (anche di annata, come una ripescata dalla vecchia fanzine “Crusaders” e datata 1983/84).
Senza dimenticare i video, presenti anche su YouTube e montati con cura dai tifosi del Parma: uno racchiude tutti i gol in maglia crociata, un altro quello mitico della recinzione del Tardini staccata contro la Carrarese. Senza dimenticare i vari blog, tra ricordi e i dibattiti, e i “social network”. Su Facebook Barbuti ha dedicati a se ben 4 gruppi: tre a suo nome (un migliaio gli iscritti in totale, oltre 900 in uno di essi) e uno che si chiama “Ritirate la maglia che fu del leggendario Massimo Barbuti” che conta oltre 100 iscritti alla “petizione” (anche se non si sa bene che maglia visto che ha indossato sia il 9 che l’11). Da segnalare anche i plausi pure da altre squadre. In particolare i tifosi di Spezia, Ascoli e Treviso in rete hanno realizzato video e dedicato alcuni affettuosi pensieri al loro ex attaccante.

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