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Calcio Serie A

Il Gede e lo spareggio di Bologna: “L’impresa più bella. La coesione e la rabbia furono le nostre armi segrete”

Il Gede e lo spareggio di Bologna: “L’impresa più bella. La coesione e la rabbia furono le nostre armi segrete”

Dieci anni dopo riviviamo lo spareggio salvezza del Dall’Ara, contro il Bologna, con le parole e i ricordi di mister Carmignani, uno dei principali artefici di quella salvezza. Un giorno indimenticabile che coinvolse un’intera città, in festa fino alle prime ore del mattino seguente. Una delle pagine più belle della storia recente del Parma.

Buongiorno mister, non sembra vero, ma sono passati 10 anni da quella grande impresa. Ricordi, sensazioni, emozioni?
“La grande impresa di Bologna fu la conseguenza di una stagione ottima, dopo una rimonta incredibile e con situazioni sempre contrarie. Nessun favore da parte di nessuno. Ottenemmo la salvezza all’ultima curva, ma la parte importante della salvezza fu conquistata nella partita d’andata, senza 7 titolari, quando perdemmo “solamente” 1-0”.

Fu una vittoria che travolse una città intera. C’era uno spirito di appartenenza che oggi è merce rara…
“Ricordo perfettamente la grane gioia a fine partita, una gioia incontenibile. Sul 2-0 sbagliammo un gol in contropiede con Simplicio e io avevo ancora paura che il Bologna potesse recuperare. Il calcio non è prevedibile. Una gioia immensa che mi ha tenuto sveglio per tutta la notte. Bellissima la festa in piazza. Volevo andare a casa e condividere la gioia con la mia famiglia, ma non potevo andare perché il ponte sul Po era interrotto fino alle 6 del mattino. Una gioia immensa che non è paragonabile alle altre imprese sempre sulla panchina del Parma, compresa la Coppa Uefa”.

E’ rimasto in contatto con i giocatori di quella squadra?
“Ultimamente ho sentito al telefono Grella, adesso fa il procuratore. Con gli altri ci siamo visti alla festa del centenario. Sento anche Contini. Ma a parte questo ricordo tutti i ragazzi di quella squadra, mi dispiace per Morfeo, non l’ho più sentito. Lui è il giocatore più forte che ho allenato e non esagero. Camara e Ruopolo due ragazzini che promettevano bene, ma si sono un po’ persi. Ricordo tutti. Ogni tanto sento ancora Bucci, con lui sono in sintonia, c’è un certo feeling. Fu una rimonta incredibile, compresa la semifinale di Coppa Uefa che in molti hanno dimenticato, anche perché non tutti volevano che andassimo avanti”

E invece Carmignani arrivò fino alla semifinale…
“Ricordo partite memorabili, giocate con le seconde linee, a Siviglia, Stoccarda, contro il Besiktas. Fu un escalation che ci diede una grande fiducia per il campionato, tant’è che in quel periodo facemmo molti punti in campionato. La squadra si esaltava, a differenza di quello che sostenevano alcuni addetti ai lavori. Senza dimenticare che ogni turno che passavamo valeva circa 500mila euro; il presidente Angiolini mi ripeteva spesso che in quel momento alla società (in amministrazione straordinaria) facevano comodo quei soldi; il ds Cinquini, invece, sosteneva il contrario e preferiva che rimanessimo concentrati sul campionato. A me non è ancora andata giù la storia del petardo scoppiato alle spalle di Bucci; quella partita potevamo vincerla a tavolino. Facemmo ricorso, ma Baraldi – una grande persona – mi spiegò che l’Uefa respinse la nostra richiesta asserendo che per tutta la competizione avevamo schierato i giovani della Primavera e non la prima squadra. Un’assurdità”.

E’ rimasto in contatto con Zoratto, il suo vice?
“Non l’ho mai più sentito, queste sono le stranezze del calcio”.

Quale è stato il segreto della vittoria al Dall’Ara?
“L’arbitraggio ci “diede” una mano. All’andata, al Tardini, l’arbitro Farina non ammonì per la seconda volta un giocatore del Bologna (doveva essere espulso); da quella sconfitta e da quell’atteggiamento prendemmo fiducia. Una cosa che maturò dentro di noi, sia a livello di giocatori che dirigenziale. Non c’è mai stato un momento così coeso come durante i due spareggi.
La partita in casa era una, al ritorno era un’altra, con sei elementi diversi. Fu una stagione incredibile con tante sviste arbitrali contro, a Messina a Roma contro la Lazio. Con la Sampdoria in casa fu annullato un gol a Vignaroli per un fuorigioco inesistente. A Bologna all’andata ci fu annullato un altro gol per fuorigioco. Di calciopoli non voglio parlare, ma le intercettazioni hanno spiegato tutto”.

Poi purtroppo è arrivato Ghirardi…
“Sì, purtroppo poi è arrivato Ghirardi, per me e per tanti altri come me. Ha fatto fuori il sottoscritto dopo due salvezze, ma anche altre persone, tanti parmigiani veri che erano una risorsa di inestimabile valore per la società, tra questi Gabriele Majo, un giornalista bravo, fedele, esperto e fidato. A me non fecero nessuna offerta forse perché temevano che l’accettassi. L’altro grande escluso fu Franco Chiastra, che nessuno ricorda più. Lui era, non solo il responsabile ma l’anima del centro sportivo di Collecchio; risolveva tanti problemi, di ogni tipo. Queste scelte non le ho mai capite. Ghirardi ha fatto terra bruciata, snaturando una squadra e una società con basi solide, basi parmigiane”.

Il presente è un misto di speranza e drammaticità. Prevale l’ottimismo o il pessimismo?
“Non so se in condizioni normali ci sarebbe stata così tanta enfasi per i 10 anni dallo spareggio. Fa piacere ricordare i tempi di Scala, della serie A, della salvezza, di Prandelli, le mie due salvezze… fanno parte di una storia che tutti temono possa finire. Quindi ci attacchiamoci al passato per far vivere il presente. Dobbiamo pensare in tutti i modi a ricostruire una società, augurandoci che sia in serie B. Se non dovesse essere così, se c’è un progetto serio la città ha l’intelligenza per capire e stare vicino alla squadra. Parma è una città di serie A, in tutti i sensi”.

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