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La “solita” Coppa Italia, ma la vittoria vale 280mila euro

La “solita” Coppa Italia, ma la vittoria vale 280mila euro

La musica non cambia mai. Neanche in piena pandemia. E così, nel bel mezzo di un gennaio freddo e gelido, tra lesioni muscolari e infortuni di ogni genere, il calendario propone Lazio-Parma, ottavi di finale della Coppa Italia 2020-21.

Si gioca giovedì (domani) allo stadio Olimpico con fischio d’inizio alle ore 21,15. Sì, proprio così: le 9 di sera, come se si dovesse aspettare la chiusura dei negozi e favorire il flusso dei tifosi allo stadio. Come se fosse primavera o, ancora meglio, estate. E invece no, siamo in inverno e la Coppa Italia non può fermarsi, neanche di fronte al rischio concreto di infortuni a catena (come sta avvenendo in tutta la serie A). Nessuno dei vertici del calcio italiano ha avuto il tempo e il buon senso di pensare ad una nuova formula della competizione che potesse salvaguardare giocatori e società, anche perché in palio non ci sono “grandi” cifre che possano sfamare le casse dei club, se non per le due finaliste (la vincitrice accede all’Europa League).

Il montepremi totale della Coppa Italia si aggira intorno ai 18 milioni di euro, con la distribuzione dei premi tra i club che parte solo dopo aver vinto gli ottavi di finale (il passaggio del turno vale 280mila euro). Appunto, Lazio-Parma (ottavi di finale), partita ad eliminazione diretta. Senza incassi dai botteghini, con un viaggio infrasettimanale da sostenere e una partita di campionato da preparare, quella di domenica al Tardini contro la Sampdoria.
Un rischio che vale 280mila euro. Cifre importanti per qualunque essere umano, ma non per una squadra di calcio di serie A (considerando tutti i problemi e i rischi del caso, soprattutto per i club coinvolti nella zona retrocessione), anche se di questi tempi sarebbe una manna dal cielo. E, come sostiene da tempo il “maestro” Gedeone Carmignani, la Coppa Italia può anche trasformarsi in una piacevole medicina anti retrocessione.

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