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Rugby

Invictus, per comprendere meglio il lavoro di Mandela

Invictus, per comprendere meglio il lavoro di Mandela

Il sudafricano parmigiano De Marigny ci racconta cosa "cercava" nel film di Eastwood. E di quell'aereo … amico

Qualcuno ha giudicato Invictus un film per certi versi scontato, a tratti persino monotono. Non entreremo nel merito di questi aspetti che nella fattispecie non ci interessano; ci premeva raccogliere le impressioni di chi ha vissuto e rivissuto quei momenti nella duplice veste di cittadino e giocatore di rugby. Roland De Marigny nel 1995 andava per i venti, giocava a Durban nella locale squadra U20 ed assisteva alla trionfale marcia degli Springboks dalla poltrona di casa sua. Nei giorni scorsi ha rivissuto quei momenti seduto in una poltrona di un cinema parmigiano con la moglie Pamela. Non era curioso di sapere se era un film da Oscar o meno, lo è andato a vedere perché, nonostante i quindici anni trascorsi da allora, aiutava a comprendere comunque meglio quello che per i giovani, come lui, dell’epoca era qualcosa di ben più grande di loro. «Io fino a sedici anni ho fatto scuole con soli bianchi, gli ultimi due insieme a pakistani, indiani, neri senza nessunissimo problema; però si studiava, si giocava ed il significato del mondiale sfuggiva un po’ senza aver mai avuto un vissuto del genere. Attraverso questo film ho capito comunque meglio il ruolo di Mandela; mi interessava» dice il giocatore del Gran «riscoprirlo attraverso la sua figura, di come ha fatto ad arrivare a tanto. Io ho visto le cose fatte da lui, volevo riviverle nel percorso che fece per attuarle. Per un sudafricano, Mandela è un’icona; quello che ha fatto per il nostro Paese non si può dimenticare». A Roland il film comunque è piaciuto ma non avevamo dubbi sul fatto che avesse da ridire, e non possiamo non convenirne, sulla parte squisitamente rugbystica «Avrei preferito più immagini reali delle partite del mondiale e della Haka; un po’ poco solo quelle di Lomu contro l’Inghilterra. Quelle hollywoodiane sono state un po’ soft, non dico patetiche ma insomma … ». Per non parlare di un paio di incongruenze arbitrali, aggiungiamo noi. De Marigny però ha qualcosa a che fare con un protagonista di quella finale, un protagonista un po’ particolare: tal “Billy” Fourie, cognome tra i più diffusi da quelle parti. Per la precisione Captain “Billy” Fourie, ovvero uno dei “responsabili” del volo a bassa quota sull’Ellis Park riportato anche nel film. «Lui e la sua famiglia sono amici della mia da molti anni» ci rivela De Marigny «Personalmente l’ho conosciuto nel 1997 quando mi trasferii a giocare a Pretoria nell’organizzazione dei Bulls: soggiornai a casa sua, sui figlio era contentissimo. Aveva un po’ paura, mi ha confessato, perché non avevano mai provato una manovra del genere e perché la sicurezza non sapeva, ma la SouthAfrican Aviation sì: un bel numero! Sono stati bravi a tenerlo segreto, non lo sapeva quasi nessuno». Quando tornerà in Sudafrica, De Marigny acquisterà il dvd in lingua originale «Sono curioso di sentire Freeman-Mandela e Damon-Pienaar: mi hanno detto che sono stati bravi nelle rispettive inflessioni e per me il vero film è nella versione originale». Ovviamente.

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