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Rugby

La “battaglia” politica ed economica sul futuro delle Zebre

La “battaglia” politica ed economica sul futuro delle Zebre

Dopo Roma, Milano e Brescia, ora è di nuovo il turno di Padova. Il Petrarca sta provando a portare le Zebre e il grande rugby internazionale in Veneto.

Non è una novità, ma l’elezione di Marzio Innocenti a presidente della Fir sembra aver accelerato il processo di trasferimento della franchigia federale da Parma a Padova, dando seguito a tutte le “promesse” e “fantasie” elettorali delle scorse settimane.
Una sorta di battaglia ideologica, politica e soprattutto economica. Una battaglia decennale che ora sembra giunta al momento clou, soprattutto dop le dichiarazioni del presidente del Petrarca Padova, Alessandro Banzato, alla Gazzetta dello Sport: “Siamo disponibili a rilevale la licenza delle Zebre”.
Non è la prima volta che Banzano ci prova, ma oggi è tutto diverso, gli scenari sono cambiati (sono favorevoli), e c’è il sostengo dell’amico Innocenti, cioè dei vertici della Fir.

Insomma, ora ci sono le condizioni per “scippare” le Zebre a Parma e creare un unico grande polo veneto del rugby.
A differenza di Parma, però, a Padova le Zebre diventerebbero un club gestito da privati e non direttamente da una federazione, anche se il flusso di denaro dalle casse della Fir alla franchigia resterebbe in vigore, perchè il grande rugby in Italia non è mai stato sostenibile (economicamente) e ha bisogno di essere continuamente foraggiato. Per non parlare dei fallimenti della Nazionale maggiore….
Sul campo i risultati delle Zebre sono in netto miglioramento rispetto agli albori (2012), ma i problemi che animano la contesa sono altri e sono quasi tutti circoscritti nella sfera economica e politica. Una “guerra” ideologica Emilia-Veneto sostenuta da numeri, incassi mediocri, raccolta pubblicitaria inadeguata e gelosie varie.

Da oggi in poi – secondo i detrattori della palla ovale e sostenitori della nuova corrente presidenziale – i soldi della Fir, una somma che oscilla tre i 4 e i 5 milioni di euro all’anno, dovranno andare tutti in Veneto (Benetton compresa). La diffusione del rugby partirà dal nord-est e si diffonderà in tutto il Paese Italia, questa è l’assurda ambizione. Certo, a Parma le Zebre hanno sempre raccolto meno di quanto seminato, soprattutto in termini di sponsor e partecipazione del territorio, ma questo è il mondo della palla ovale nostrana, incapace di crescere e di maturare a tutti i livelli, soffocato dal potere straripante del “Dio” calcio.
La contesa è di natura politica ed economica, dicevamo, anche perché il resto della argomentazioni sono leggere come una piuma e se le porta via il vento, tra queste l’enorme “cazzata” dell’affluenza di pubblico allo stadio Lanfranchi di Parma. Ridicolo. Soprattutto se si va a guardare l’affluenza pre Covid-19 di tifosi allo stadio Plebiscito di Padova: poco meno di un migliaio.

Intanto la questione è finita sui banchi della politica: ieri il vicepresidente dell’assemblea legislativa della regione Emilia Romagna, Fabio Ranieri, è stato chiaro: “Parma e l’Emilia-Romagna non devono perdere le Zebre Rugby. “Sarebbe una gravissima perdita per Parma, che tra l’altro ha visto nel recente passato un importante investimento sullo stadio Sergio Lanfranchi proprio per poter ospitare incontri di palla ovale di grande livello, ma anche per tutta l’Emilia-Romagna in quanto alle Zebre sono affiliate molte delle storiche società di rugby emiliane, dai Lyons di Piacenza, al Rugby Piacenza, al Valorugby di Reggio Emilia ed al Rugby Bologna 1928 oltre che la Rugby Parma – ha proseguito Rainieri –.
Ho pertanto chiesto con una interrogazione alla Giunta regionale di attivarsi per cercare di impedire che l’Emilia-Romagna perda non solo la vetrina del rugby professionistico internazionale per club rappresentata dalla partecipazione delle Zebre al campionato Guinness pro14 ed alle più importanti coppe internazionali, ma anche il grande patrimonio di tradizione sportiva che praticanti e amanti del rugby lungo la via Emilia hanno guadagnato in più di 90 anni di passione per questo bellissimo sport.
Ma anche dal punto di vista del movimento rugbistico attuale è insensato che l’area rappresentata da Parma non sia più rappresentata nel rugby che conta a livello internazionale. Basti pensare che delle 10 squadre che militano nel massimo campionato nazionale 4 provengono dal territorio di cui Parma può essere considerato l’epicentro: Rugby Colorno, Viadana Rugby, Valorugby Emilia e Lyons Piacenza
“.

Intanto sul campo, in Pro14 e in Challenge Cup, le Zebre continuano a crescere, a migliorarsi e a progettare il futuro parmigiano (vedi gli ultimi rinnovi contrattuali). In attesa della “battaglia” finale che potrebbe far saltare il banco e ridisegnare i confini nazionali della palla ovale.

(Foto di Lorenzo Cattani per Sportparma)

 

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