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Parma European City of Sport 2011, un viaggio nel tempo (2)

Parma European City of Sport 2011, un viaggio nel tempo (2)

Valentina Gardellin, un pezzo importante dei 35 anni in serie A del Basket Parma

Il parquet era sempre quello calpestato da Claudio Galli, ma la rete non era nel mezzo: solo un paio, piccoline, appese a due anelli. Sul quel parquet del PalaRaschi correva, segnava e confezionava assist Valentina Gardellin da Mestre (auguri per gli anni compiuti lo scorso 13 febbraio), prima da avversaria poi da giocatrice del Basket Parma (dal 1997 al 2003). Finissimo play, azzurra (argento europeo) e campionessa d’Italia proprio con Parma (per non parlare di Coppa Ronchetti, Coppe Italia e final four di Eurolega).
Bei tempi e … che botte con Ballabio «Sono arrivata a Parma in una squadra che insieme a Como in quegli anni dettava legge. Infatti anche Como mi contattò l’ultima stagione che feci a Faenza ma scelsi Parma: proprio l’altro giorno dicevo con mia madre “chissà come sarebbe cambiata la mia vita sia cestistica che privata se avessi scelto Como …”. Le aspettative erano sempre alte e spesso le abbiamo rispettate; begli anni e vissuti pienamente. Riguardo alle aspettative posso dire che quando abbiamo disputato la finale di Ronchetti a Las Palmas, una grande squadra, tutti ci davano per battute invece in un palazzetto dove c’erano quasi 10.000 persone la Coppa l’abbiamo alzata noi. C’era un gruppo ben saldo, forte perché avevamo più o meno sei giocatrici che andavano anche in nazionale per cui … Eh sì mi ricordo di Viviana – e mentre lo dice si mette una mano sul viso –: lei era così, si faceva rispettare; qualche volta magari un po’ oltre le righe ma massimo rispetto comunque. Adesso è cambiata un po’ la mentalità: magari ce ne fossero ancora di giocatrici così».
Chiuso il discorso col basket, forse un po’ troppo presto, aperto con la città «Sì me lo hanno detto in molti che ho smesso presto: in effetti avevo 33 anni ed ero integra. Però ero un po’ stanca, Parma faceva ancora la Coppa, io avevo appena trovato Massimo (il marito, ndr) per cui il tutto mi stava stretto e ho scelto per la famiglia anche in prospettiva di avere un figlio. Sono rimasta qua, devo dire, anche con un po’ di difficoltà perché in squadra vivi in un ambiente ovattato sei come in una famiglia e quando smetti ti ritrovi un po’ solo. E Parma è una bella città ma è un po’ difficile per chi viene da fuori perché i parmigiani bisogna conoscerli bene. Adesso tutto bene, ho nuove amicizie, non ci sono problemi. Ho anche ricominciato, per modo di dire, col basket con questi due giorni che dedico ai bimbi della Toscanini; Bertolazzi me lo aveva chiesto ed ho accettato volentieri. Un futuro nel basket? Non so, di tempo ne ho poco anche se non nascondo mi piacerebbe con i giovani, però se ci fosse un buon progetto fatto bene … mai dire mai. Intanto questa estate c’è la prospettiva di avviare un camp, col mio nome e con l’aiuto di Sportmunity, un’agenzia di Parma di cui sono una dei soci, per bambini dai 7 agli 11 anni».
Parma, lo sport, i figli (maschi) «Eh … per come è Parma non giocheranno a basket – sentenzia sorridendo Gardellin -; adesso la metto su io altrimenti diventa dura avere dei “Gardellin” parmigiani anche se a Lorenzo, che ha sei anni, quando gli dicono che farà il playmaker e che si porterà dietro il nome Gardellin lui precisa subito “No, Medioli” (il cognome del padre, ndr). Piano piano si sta appassionando ed è bravo, il più piccolo invece (Filippo meno di due anni, ndr) ha sempre la palla tra i piedi per cui … mah! L’unica cosa spero capiscano che lo sport fa bene. Parma è città in cui di sport ce n’era e ce n’è tantissimo e questo è positivo, trovo però che non ci siano molte sinergie ed è un peccato».

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